Come la corteccia riconosce le parole scritte

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 25 ottobre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Da quando la neuropsicologia si limitava a distinguere aree corticali dell’elaborazione recettiva del linguaggio da aree dell’elaborazione esecutiva, sulla scorta della distinzione anatomo-clinica ottocentesca tra area sensitiva del linguaggio o di Wernicke (area 22, parte del giro angolare, ecc.) e area motoria del linguaggio o di Broca (area 44 di Brodmann), è trascorso molto tempo e la ricerca ha fatto luce su una complessa realtà di organizzazione della funzione di comunicazione verbale nel nostro cervello. Le funzioni corticali non sono più viste come attività di moduli specializzati in compiti semplici, concepiti dai ricercatori secondo il modello di Wernicke-Geschwind, ma quali parti di una complessa architettura funzionale capace di integrare e sintetizzare a vari livelli i processi di almeno tre reti neuroniche distinte.

Questa nuova visione si basa su una rappresentazione di conoscenze che potremmo paragonare a un mosaico definito a grandi linee, ma con poche tessere già precisamente collocate al suo interno. Sappiamo bene quali sono stati gli errori che hanno impedito a lungo di progredire nelle conoscenze, e sappiamo come procedere nel formulare ipotesi ma, allo stesso tempo, ci rendiamo conto che questo nuovo scenario apre davanti ai nostri occhi uno spazio vuoto che richiederà tanti anni di paziente ricerca per essere colmato. Quanto ci appare ingenua la concezione, ancora in auge presso alcune scuole di neuropsicologia una ventina di anni fa, che immaginava alla base della lettura di un testo un flusso che passava attraverso le aree di vocali e consonanti e componeva una sequenza per le aree delle parole, da cui l’informazione passava alle aree delle frasi, dei periodi e così via!

Rimanendo a questo esempio della lettura, oggi facciamo i conti con le nozioni di neurofisiologia della percezione e ci chiediamo concretamente come avvenga il passaggio dagli stadi di elaborazione più semplice, che conosciamo, a quelli di più alto livello di complessità e poi di astrazione, implicati nel nostro esercizio dell’abilità di lettura.

Ad esempio, il nostro quotidiano leggere testi richiede che il cervello codifichi l’ordine delle lettere all’interno di una parola; ma come è possibile questo se sappiamo che il riconoscimento percettivo si basa sulla posizione che ogni unità elementare di uno stimolo composto occupa sulla retina? Una posizione definita dalla retinotopica, ossia una sorta di griglia fedelmente riprodotta nell’area V1 (area 17 presso la scissura calcarina) della corteccia occipitale, detta per questo motivo la “retina del cervello”. Infatti, la codifica che consente di riconoscere una parola dalla successione di lettere che la compongono – così come la comprensione di una frase composta da parole in sequenza – prescinde dalla posizione occupata sulla retina e richiede invece una rigorosa definizione della posizione di ciascun grafema rispetto agli altri all’interno di una parola, che rimane identificabile dalle sue lettere, qualunque posizione assuma nello spazio esterno e, di conseguenza, retinico.

Dunque, l’informazione visiva deve essere trasformata da un codice retinotopico a una forma verbale invariante rispetto alla posizione.

Come avviene questa trasformazione? A questa domanda hanno provato a dare risposta Stanislas Dehaene, un brillante matematico divenuto neuroscienziato per passione, che ha fornito per decenni uno straordinario contributo di idee e conoscenza a varie branche delle neuroscienze, e Aakash Agrawal, neuroscienziato esperto in interrelazioni tra visione e linguaggio.

I due ricercatori hanno analizzato questa trasformazione mediante il 7T functional Magnetic Resonance Imaging (7T fMRI) e la magnetoencefalografia (MEG). È emerso che le prime aree visive (V1-V4) codificano le lettere prevalentemente sulla base della loro precisa localizzazione retinica, mentre le regioni superiori, inclusa l’area della forma visiva delle parole, passano a un codice astratto, centrato sulla parola, che preserva l’ordine delle lettere.

(Aakash Agrawal & Stanislas Dehaene, From retinotopic to ordinal coding: Dissecting the cortical stages of visual word recognition. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2507291122, Oct. 21, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: Cognitive Neuroimaging Unit, Commissariat à l’énergie atomique et aux énergies alternatives, INSERM, Université Paris-Saclay, NeuroSpin Center, Gif-sur-Yvette 91191 (Francia); Collège de France, Université Paris-Sciences-Lettres, Paris (Francia).

Dunque, questo studio sembra aver identificato con precisione quando e dove si verifica la trasformazione col cambiamento del criterio di codifica, così da integrare con precisi dati neurali gli attuali modelli computazionali. Ma, procediamo con ordine.

La nostra abilità di lettura, si diceva più sopra, richiede la rapidissima ed efficientissima codifica precisa della posizione delle lettere, che vediamo come grafemi, all’interno di ogni una parola, consentendoci di distinguere in pochi millisecondi CAPRA da CARPA, e formando una traccia del vocabolo codificato nella sua struttura, in modo da prescindere dal carattere adoperato nella scrittura, dalle dimensioni delle lettere e dalla posizione delle parole nello spazio. Ossia, si forma un “codice neurale invariate” indispensabile per la comprensione, basata su attribuzione di valori di senso secondo una struttura concettuale, che va dall’unità minima di informazione, quale può essere un monosillabo, all’estrazione del senso profondo di un discorso filosofico. Come si passa dalle rappresentazioni di stimoli visivi vari, secondo un criterio retinotopico, al codice analitico (grafemi) e sintetico (parole) invariante che prescinde dalla posizione nello spazio e sulla retina della traccia scritta?

Stanislas Dehaene e Aakash Agrawal, prendendo le mosse da un modello computazionale di lettura, hanno impiegato la metodica della risonanza magnetica nucleare secondo la tecnica della 7T fMRI funzionale e la MEG per riconoscere e definire la gerarchia funzionale ipotizzata nella neurofisiologia della corteccia cerebrale. Le evidenze strumentali hanno rivelato le sedi dei differenti livelli di elaborazione: le aree visive V1-V4, impegnate nella prima elaborazione dell’informazione proveniente dalla retina, codificano prevalentemente l’informazione secondo l’organizzazione “retinotopica”, mentre le regioni di più alto livello, inclusa l’area che processa la forma visiva delle parole, codificano la posizione ordinale delle lettere.

I rilevi MEG hanno confermato che la codifica retinotopica emerge presto, tra i 60 e i 200 millisecondi, seguita da un passaggio a una rappresentazione ordinale in una finestra temporale successiva (tra i 200 e i 450 ms). Nonostante questa transizione, è risultato che la posizione della parola rimaneva un fattore dominante in tutti i punti temporali considerati, suggerendo l’esistenza di una codifica concorrente di entrambe le informazioni, quella retinotopica e quella posizionale astratta.

Questi risultati rivelano le dinamiche spaziotemporali mediante le quali il cervello umano trasforma l’input visivo in rappresentazioni pre-lessicali strutturate, gettando luce sulle fasi corticali della lettura e sulle loro implicazioni evolutive e cliniche.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-25 ottobre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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